Pubblichiamo un articolo pervenuto alla nostra redazione dal Comitato per il Si della Spagna a sostegno della riforma costituzionale . Invitiamo i comitati per il No a farci pervenire il loro contributo.
Il Referendum ancora non ha una data certa. Il prossimo autunno i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per esprimere il proprio consenso o dissenso rispetto alla recente riforma della seconda parte della Costituzione approvata dal Parlamento. Si tratta di un appuntamento elettorale di particolare rilevanza non solo per i cittadini italiani (tanto i residenti in Italia come all’estero) ma anche per i nostri partners europei che osservano con interesse e curiosità gli sviluppi della situazione politica italiana.
Dal nostro punto di vista, il combinato disposto della riforma della legge elettorale e della Costituzione rappresentano l’opportunità di dotare il Paese di una stabilità e chiarezza del sistema politico, oggi quanto mai necessarie, dopo due decenni caratterizzati in buona parte da governi instabili, poco efficaci o di breve durata. La riforma del sistema politico va analizzata nelle sue due parti principali.
Da un lato, il Parlamento ha approvato una legge elettorale, l’Italicum, che dal nostro punto di vista aumenta l’efficacia del sistema politico, permettendo l’identificazione di un progetto politico vincitore capace di dare vita ad un governo stabile e funzionante. La legge elettorale disegna un sistema elettorale di tipo proporzionale con una serie di correttivi maggioritari per garantire un risultato chiaro.
La principale novità è rappresentata dall’esistenza di un premio di maggioranza che viene assegnato al partito capace di ottenere il 40% dei voti espressi. Il premio consiste nella assegnazione di un numero di seggi pari al 55% della Camera dei Deputati. Nel caso in cui nessun partito ottenga almeno il 40% dei voti, gli elettori saranno chiamati ad un secondo turno di elezione, un ballottaggio fra i due partiti più votati. Il vincitore del ballottaggio non potrà disporre di un numero di deputati maggiore al 55% della Camera.
Come sappiamo, in Italia la legge elettorale non è materia costituzionale. Viene approvata con legge ordinaria dal Parlamento. Nel caso dell’Italicum, la nuova legge è entrata in vigore nel luglio 2016 e non sarà pertanto oggetto del referendum costituzionale del prossimo autunno.
Tuttavia, la riforma elettorale non può che essere analizzata in stretta relazione con la riforma della seconda parte della Costituzione. È infatti nella seconda parte della nostra Costituzione che si regola il funzionamento del nostro sistema politico. In questa ottica bisogna leggere la riforma costituzionale che sarà oggetto del referendum in questione. L’aspetto più importante della riforma, che fra le altre cose elimina le Province, il CNEL e restituisce allo Stato centrale diverse competenze legislative oggi in mano alle Regioni, è certamente l’eliminazione del cosiddetto bicameralismo “perfetto”, espressione impostasi nel dibattito italiano per identificare un sistema parlamentare caratterizzato da due Camere con identiche funzioni, compresa quella di dare e togliere la fiducia al Governo.
Per decenni questa non differenziazione fra le due Camere ha significato una duplicazione dei procedimenti e dei tempi necessari, per esempio, per approvare le leggi. Ancora oggi, qualsiasi progetto legislativo, per potersi effettivamente convertire in legge, deve essere approvato in modo identico da entrambe le Camere.
Qualsiasi modifica al progetto legislativo in qualsiasi delle due Camere richiede che il testo torni successivamente all’altra per poter essere nuovamente discusso e approvato. Inoltre, la necessità per il governo di ottenere la fiducia in entrambe le Camere ha generato gli squilibri osservati per esempio alle ultime elezioni del 2013.
La riforma rimodella quindi il bicameralismo, trasformando il Senato in una camera di rappresentanza delle istanze regionali e municipali. Il nuovo Senato perderebbe la funzione di dare e togliere la fiducia al governo e vedrebbe limitate le proprie competenze ad alcune materie, come le leggi elettorali, costituzionali quelle attinenti all’Unione Europea e ai trattati internazionali, in linea con la maggior parte delle seconde camere in Europa.
In seguito all’approvazione del Parlamento, la riforma sarà soggetta al volere degli elettori attraverso referendum. Siamo consapevoli della varietà di punti di vista in merito esistenti nell’elettorato italiano. Siamo altresì convinti che le riforme vadano nella direzione corretta e giustifichino la scelta di appoggiare il SÌ al referendum. La nuova legge elettorale, oltre a favorire risultati politici ragionevolmente chiari, può rappresentare una opportunità per migliorare la relazione rappresentante/rappresentato, aumentando il potere dell’elettore di influire sul risultato elettorale. Quando la legge elettorale non permette identificare un chiaro vincitore, si rendono necessari accordi post-elettorali fra i partiti, spesso di non facile comprensione per l’elettore.
In tali situazioni, il potere di intervento dell’elettore risulta piú basso, aumentando potenzialmente la sensazione che il voto abbia avuto uno scarso impatto.
Dall’altra parte, siamo convinti che una delle principali fonti di problemi in una democrazia sia una articolazione del sistema politico che rende difficile prendere decisioni efficaci. Una delle caratteristiche del sistema che maggiore frustrazione ha creato nella società italiana è stata l’incapacità degli attori politici di intervenire con tempestività ed efficacia dal punto di vista della politica pubblica. Governi deboli, composti da molti partiti, a volte addirittura poco affini l’uno con altro, hanno spesso prodotto politiche pubbliche di scarso impatto, risultato degli accordi al ribasso fra una molteplicità di attori con un sostanziale potere di veto.
Senza maggioranze capaci di garantire un minimo di stabilità, la politica è destinata ad essere carente, confusa, impedendo fra le altre cose all’elettore di identificare con chiarezza i responsabili delle politiche pubbliche e delle decisioni più importanti. In questo senso, la riforma migliora la accountability nel nostro sistema, intesa come capacità dell’elettore di assegnare responsabilità e premiare o penalizzare il governo e l’opposizione sulla base del proprio giudizio elettorale.
Siamo infine convinti che le sfide dell’Europa e del mondo contemporaneo rendano imprescindibile la formazione di governi ragionevolmente solidi, capaci di essere rappresentativi dei sentimenti dell’opinione pubblica, ma anche di produrre decisioni efficaci e rilevanti. Se l’Italia vuole aumentare le proprie possibilità di influenzare il gioco politico europeo deve dotarsi di un sistema politico più razionale, comprensibile e trasparente. Questi sono gli argomenti principali che ci portano a costituire il Comitato Basta un SÌ Spagna.
L’obiettivo principale è quello di appoggiare una causa che sentiamo fondamentale per l’Italia, ma anche di favorire un dibattito fra tutte le opinioni in merito all’interno della comunità italiana residente in Spagna. Crediamo inoltre che questo fondamentale dibattito sul futuro del funzionamento delle democrazie europee possa risultare di grande interesse anche per i cittadini spagnoli, alle prese in queste settimane con le difficoltà di formare un governo.
Andrea Betti – Coordinatore Comitato Basta un SI Spagna
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