Secondo il calendario giuliano il 23 aprile del 1616 moriva Shakespeare (sarebbe stato il 3 maggio secondo il calendario gregoriano). Il 23 aprile dello stesso anno, questo secondo il calendario gregoriano, moriva Inca Garcilaso de la Vega. Cervantes moriva il giorno prima, anche se alcune fonti riportano il 23 aprile. Sono queste ricorrenze (in realtà ce ne sono anche altre, sebbene con un po’ di approssimazione) che inducono a celebrare, dal 1995 la “Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore”. Si celebrava anche prima (non a livello mondiale e senza riferimenti al diritto d’autore) grazie all’iniziativa dello scrittore Vicente Clavel Andrés che, nel 1923, ne propose l’istituzione a Barcellona. È dal 1926 che si celebra a livello nazionale in Spagna, inizialmente il 7 ottobre, e il 23 aprile dal 1930. Inziativa spagnola vecchia più di un secolo, quindi, e ben venga!
Per celebrare questa giornata, però, occorrono libri e, soprattutto, occorrono lettori. Certo, verrebbe da chiedere quanti sono i lettori nei vari paesi che celebrano questa giornata e, soprattutto, che tipo di lettori ne consacrano il valore.
Ad oggi, in Italia, il numero di lettori è circa 26 milioni (aumentato del 15% a seguito del COVID), che è poco più del 40% della popolazione totale, e circa il 53% della popolazione maggiore di 14 anni. In Spagna la percentuale sembra essere assai più alta, attestandosi intorno al 64% della popolazione maggiore di 14 anni, un dato che fa onore a quasto splendido Paese.
Tuttavia, leggere libri non significa realmente essere lettore, dobbiamo infatti fare la differenza tra lettore occasionale e lettore forte. Il lettore occasionale legge forse uno o due libri l’anno, e non è detto che li legga per intero.Il lettore forte ne legge forse uno al mese. Ma quanti sono i lettori forti? In Italia forse il 13% del totale di lettori, quindi arriviamo a poco meno di 4 milioni, mentre in Spagna siamo al 18%, e anche questo fa onore alla Spagna ma, oltre al semplice dato numerico, soprattutto denota una curiosità culturale che influisce molto positivamente sull’evoluzione della cultura a livello territoriale e sulla salute del Paese, oltre a determinare il valore del mercato editoriale.
Il lettore forte, per questa analisi, è estremamente importante perché, oltre ad imprimere una dinamicità culturale dell’uno o dell’altro paese, suggerisce il potenziale di penetrazione per l’editoria indipendente, quella che propone autori sconosciuti o emergenti, quella che scommette sui nuovi talenti. Ed è di questo che vorrei parlare.
Gli editori sono molti, troppi, e con l’autoeditoria (che gli italiani continuano a chiamare “selfpublishing”) ancora di più. La produzione è eccessiva, pensate che negli anni ottanta, in Italia, si pubblicavano 13000 titoli l’anno e oggi superiamo i 70000 (non ho i dati relativi alla Spagna ma suppongo che la proporzione sia simile), tuttavia il numero di lettori non è aumentato allo stesso modo.
Avendo un numero così elevato di proposte, la scelta del libro da leggere è diventata assai difficile, di certo non sarà il lettore occasionale a rivolgersi all’editoria indipendente, ma il lettore attento, il lettore forte, quello sì. Ma con tutta la roba che trova nei cataloghi, negli scaffali e nelle vetrine online, come fa a scegliere un buon libro, magari non sostenuto dalla pubblicità?
I concorsi letterari possono aiutare a scegliere, ma quali di questi, oltre ai soliti noti, può avere rilevanza nei media? E la stampa, la critica e roba simile, parleranno di autori emergenti, probabilmente bravissimi, se l’editore è poco noto o mal distribuito?
Il talento, viene da pensare, è sommerso, spesso nuota in un oceano di fuffa anche perché molte delle proposte sono tali in quanto l’editore punta al profitto più che alla qualità letteraria. Sfido io, è un imprenditore!
Ma non tutto è perduto, esistono realtà eroiche che ancora propongono qualità, forse con scarso successo, ma esistono. Il problema è, per i lettori forti, come conoscerle. Insomma, serve un filtro.
Senza tornare su argomenti che ho trattato in molti altri articoli e vademecum per gli scrittori, mi limiterò a citare qualche titolo che merita la nostra attenzione pur venendo da editori piccoli, a volte piccolissimi, che ho avuto la fortuna di scovare in anni e anni di collaborazione con concorsi letterari, trasformando questa attvità in autentica passione e promuovendo, con limitati mezzi e tante energie, libri di qualità, pur se di autori sconosciuti. Sicuramente ce ne sono centinaia altrettanto degni di nota che ancora non ho letto, ma permettetemi di usare questa vetrina per celebrare la giornata mondiale del libro citando tre titoli tra i migliori che ho valutato.Valgono la lettura e sicuramente anche la rilettura.
Ancora un’alba per sperare (ed. Ioscrittore), di Michele Scaranello
Caratterizzato da una prosa sofisticata e da uno stile elegante, riesce a entrare nella psiche dei personaggi ritraendoli con grande perspicacia. È la storia di un orfano di Matera che viene adottato da un medico e diventa medico a sua volta. Finisce in Russia nella seconda guerra, alcuni suoi commilitoni sono rimpatriati ma molti altri dispersi o morti. Lui non ha nessuno ad aspettarlo (la sua famiglia adottiva, essendo di religione ebraica, è probabilmente scomparsa) e decide di rimanere in Russia dove, essendo un medico eccellente, è benvoluto dalla popolazione. È anche controllato dal KGB. La sua attività collaterale, alla quale dedica gran parte della sua vita, è la ricerca di piastrine per identificare soldati dispersi o morti, di cui non si sa nulla, con l’intenzione di restituire almeno la dignità della morte alle loro famiglie. A un certo punto la narrazione cambia e diventa un romanzo nel romanzo, quasi a sfidare la metaletteratura, e leggiamo delle vicende di truppe italiane durante la guerra in Russia. La trama è complessa e avvincente e la scrittura è una delizia per il palato, diventando uno dei migliori libri in circolazione.
La teoria della penombra (ed. Progetto Cultura) di Ivano Petrucci
Quando questo romanzo mi è capitato tra le mani, ho viaggiato in un mondo lento e ostile, per quanto profondo, invitante e subdolamente sincero, come del resto è l’alone che circonda l’ignoto. Mai titolo fu più centrato! La penombra, infatti, non permette di vedere, ma lascia intravedere. Nella penombra non ci sono contrasti eccessivi né ci sono confini netti, solo intuizioni. E paure. Così è questo romanzo di Ivano Petrucci che, con un ritmo lento e con andamento inesorabile, lascia intravedere o, meglio, intuire cosa c’è oltre la forma. È proprio lì che risiede il fascino di questa lettura perché, superando la storia raccontata, presenta uno spazio interiore dove prende vita l’intuito in cui, senza fretta, si delineano le trame del destino che segneranno la vita dei protagonisti.
Le tenebre e il sole (Ed Giraldi) di Alessandro De Francesco
Siamo nel 64 DC e Andronico, che se ne stava tranquillo a curare le sue terre, viene richiamato a Roma per costituire una commissione d’inchiesta sull’incendio che ha devastato l’Urbe. Parte con il suo schiavo e amico e, con i mezzi che poteva avere a disposizione un investigatore circa duemila anni fa, inizia la sua indagine. E che indagine! La prosa equilibrata ed erudita dell’autore ci fa incontrare personaggi di spicco della Roma del tempo, li rappresenta con le grandezze e le meschinità che potevano caratterizzarli. Da dialoghi, incontri, voci di strada, giri per Roma e brillanti ragionamenti, Andronico deve tirare le somme. Il libro si conclude con gli incontri cruciali, Nerone e Seneca, che rendono la lettura, già da sé divertente, piacevole e istruttiva, una vera gioia per il lettore.
Grazie a Claudio Fiorentini, premio all’Italianità 2023 ComItEs Madrid sezione Cultura, autore del testo