Comprendiamo benissimo che la situazione economica e finanziaria del nostro Paese sia ancora preoccupante, che vi siano problemi da risolvere come la sanità, le pensioni, gli esodati, i ricorrenti dissesti idrogeologici, gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste e tanti altri ancora. Sì, comprendiamo tutto, ci mancherebbe!
Quello che invece è difficile da comprendere come sia possibile che in Italia i 4.636.647 emigrati nostrani siano ormai da diversi anni l’ultimo dei pensieri della popolazione e dei nostri governanti; e non si tratta di tutti ferri vecchi dell’emigrazione del Dopoguerra, bensì anche di centinaia di migliaia di expat e cioè giovani italiani emigrati in questi ultimi anni.
Altrimenti se non fosse così non si comprenderebbe come abbiano fatto e facciano i governi ed i parlamenti, che si sono succeduti negli ultimi anni, a tagliare implacabilmente di Legge Finanziaria in Legge Finanziaria, di Legge di Stabilità in Legge di Stabilità, i capitoli di spesa del Ministero degli Affari Esteri, oggi anche della Cooperazione internazionale (MAECI), destinati alle politiche rivolte agli italiani all’estero.
Infatti, ancora nella Legge di Stabilità 2016 – appena approvata dal governo italiano – dai dati in nostro possesso risulta, rispetto al 2015, un taglio complessivo di quasi tre milioni e mezzo di euro (il 23,48%) tra contributi ai Comites e riunioni degli InterComites, attività informative e culturali, funzionamento Cgie, contributi enti gestori corsi di lingua e cultura di italiano ed assistenza diretta. Tagli tra i quali brilla (ancora per l’ennesima volta) quello per il Cgie che con 307mila euro è praticamente impossibile che possa svolgere la funzione che una legge dello Stato Italiano gli ha assegnato: se si ritiene che questo organismo sia ormai inutile si abbia almeno il coraggio di chiuderlo definitivamente.
A questo punto resta anche il forte timore per la fine che potrebbero fare le abitazioni in Italia degli iscritti all’AIRE, ovvero se nel 2016 torneranno ad essere considerate, o meno, “seconde case” ai fini dell’IMU/TASI/TARI, poiché ormai tutto è possibile visto e considerato che, per l’Italia, gli italiani all’estero sembrano essere diventati “diversamente cittadini” della nostra Repubblica.
Dino Nardi. *coordinatore UIM Europa